Ernesto Tedesco è un uomo solo. Non nel senso epico e ciclistico del termine, perché lui è solo formalmente al comando di una nave che sta affondando, ma nell’accezione politica dell’espressione: è un uomo politicamente solo, che non comanda.

Chi gravita attorno a palazzo del Pincio sa bene come sia (ri)nata la stella, anzi meglio, la meteora di Tedesco: dopo 15 anni lontano dalla vita amministrativa (anche allora finì malissimo, da vice sindaco di De Sio) venne ripescato dal deus ex machina (non è civitavecchiese, né un refuso, ma una espressione latina) del Polo Democratico, poi diventato Lista Tedesco, ossia l’imprenditore innominabile Roberto Serafini, che letteralmente si inventò, proponendola ai nuovi uomini forti leghisti della politica regionale e nazionale, prima la candidatura a sindaco di Enrico Zappacosta, cancellato due volte nel giro di 24 ore, e poi quella del politicamente redivivo Tedesco, al quale era stato detto di tenersi pronto, dopo essere stato presentato come capolista della Lega.

Il resto della storia lo conosciamo: dal ritiro di Massimiliano Grasso, che aveva perso le elezioni precedenti per 45 voti e aveva tenuto insieme i cocci del centrodestra in consiglio comunale facendo una opposizione solitaria ai grillini di Cozzolino, fino alla vittoria in carrozza di Tedesco, e alle vicende che dopo nemmeno un anno e mezzo hanno portato all’estromissione di FdI e dello stesso Grasso. Oggi la rana politicamente bollita del sindaco non si rende conto che la presidente del consiglio Mari, divenuta la sua ombra (la cui metà politica e di vita Alessio Romagnuolo non esitava a definire sui social molto più che metaforicamente un carciofo il primo cittadino), nel tentativo di passare a Fratelli d’Italia dopo essere stata candidata un mese fa al Senato da Forza Italia (“partito al quale devo tutto”, sono parole sue) sta stringendo al collo di Tedesco un cappio che porterà alla fine politica sua e dell’amministrazione: gettandosi tra le braccia di Mari, D’Ottavio e c., rinnega anche chi gli ha letteralmente consentito di diventare Sindaco. Non ci stupiamo, avendolo ormai ben conosciuto. Andrà avanti ancora per un po’, ora veramente da solo, se non con chi aspetta il momento di finirlo alla sua stessa maniera. La città si risvegli e si prepari a voltare pagina. Civitavecchia non può permettersi di perdere altro tempo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA