I campionati giovanili sono appena iniziati, ma il tecnico della Juniores regionale del Tolfa Fabrizio Sale ha già le idee chiare.

Che impressione ha avuto della società?

«Vengo da stagioni deludenti sotto questo punto di vista, a Tolfa invece ho trovato una società coesa, molto organizzata anche nelle più piccole cose. È un bel posto in cui lavorare, con un impianto da fare invidia. La dirigenza è molto presente e c’è sempre supporto settimanale, negli allenamenti come in partita. In più giocare allo Scoponi è molto emozionante, perché la tribuna è sempre gremita di tifosi, non avevo mai visto questo seguito per partite giovanili».

Siete stati ripescati ad una settimana dall’inizio del campionato regionale, cosa cambia per voi?

«Avevamo preparato la stagione per fare un campionato provinciale, ma dopo aver rifiutato per 2 volte il ripescaggio, questa volta con la società abbiamo deciso di provarci, può essere un modo per velocizzare la crescita dei ragazzi che abbiamo. Sicuramente sarà più difficile, ma i ragazzi hanno qualità e penso che potremo lottare fino alla fine per salvare la categoria. Va detto che la squadra è praticamente un sotto età, composta principalmente da ragazzi del 2005, abbiamo quattro 2006 e addirittura un 2007, quindi per noi ogni partita sarà doppiamente impegnativa, ma siamo fiduciosi. L’obiettivo delle giovanili, però, deve sempre essere quello di migliorare i giocatori, nel tentativo di portarne il più possibile in prima squadra».

Sabato avete disputato la prima gara di campionato, com’è andata?

«Il risultato non ci fa felici, perché abbiamo perso 3-1. Abbiamo però affrontato una squadra importante, che sicuramente troveremo ai piani alti a fine campionato, costruita sicuramente per obiettivi di spessore. Se poi analizziamo la partita, fino al 70esimo eravamo avanti per 1-0 e nostro malgrado abbiamo sciupato più volte le occasioni per segnare il 2-0 e chiudere la partita. Quando poi non segni è normale che tieni aperta la partita e loro hanno trovato un gol che ha riportato in equilibrio la gara. Dopo il pareggio abbiamo dovuto sostituire due ragazzi per infortuni, oltre al primo cambio che abbiamo dovuto fare dopo 20’ per l’infortunio di un esterno d’attacco, senza riuscire a mantenere lo stesso livello di prestazione. Un errore in difesa ci è costato il 2-1 e abbiamo di nuovo sciupato due occasioni per pareggiare. Il 3-1 è arrivato quando abbiamo tentato il tutto per tutto nei minuti finali, ci sta. Voglio sottolineare però la prova di spessore della squadra, che ha dimostrato una maturità nella gestione della gara che neanche io mi aspettavo alla prima di campionato. Peccato davvero».

Che tipo di calcio propone e quali sono i suoi riferimenti?

«Chiaramente nelle categorie giovanili l’integralismo non è mai una buona idea. Sono uno a cui piace far giocare bene le squadre, cercando di cucire il vestito migliore addosso ai ragazzi che ho a disposizione. Posso dire di non essere un difensivista e mi piace un gioco di squadra piuttosto che affidarmi alle iniziative dei singoli. Quello che conta è che la squadra crei occasioni da gol, poi come farlo dipende dai giocatori a disposizione, per esempio con giocatori veloci può essere importante verticalizzare più spesso piuttosto che mantenere il possesso a lungo. I miei riferimenti sono molti, perché da ognuno si ruba qualcosa, per esempio Sarri, Spalletti, Klopp, Guardiola penso che siano i più grandi al momento, nella gestione del gruppo mi piace l’approccio di Ancelotti, ma la persona da cui ho imparato di più negli anni è un allenatore che ha allenato in altri campi, il mio amico Mauro Zampollini, che considero il mio maestro calcistico. Gli dico sempre che è la persona che mi ha permesso di collegare tutti i puntini, ovvero di dare un senso e collegamento alle nozioni che ho studiato e approfondito, ma che prima del nostro incontro erano come perle separate e grazie a lui sono state inserite tutte sulla stessa collana».

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