In attesa di conoscere quello che sarà il futuro del territorio in merito al progetto delle gabbie galleggianti al largo della Frasca, la Regione Lazio ha approvato nei giorni scorsi la “Carta Vocazionale Acquacoltura delle zone di mare territoriale della Regione Lazio” dalla quale emerge l’idoneità delle acque cittadine. La Regione è stata chiamata ad elaborare, coinvolgendo tutti gli stakeholders, un’apposita Carta regionale nella quale individuare e mappare le zone di mare territoriale idonee e quelle precluse all’esercizio dell’attività di acquacoltura. «La Carta Vocazionale - ha spiegato l’assessore all’ Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Pari Opportunità della Regione Lazio Enrica Onorati - è un importantissimo strumento di supporto ai Comuni chiamati a rilasciare le concessioni di zone di mare territoriale da destinare all’esercizio dell’attività di acquacoltura. Uno strumento che, ponendo al centro una base di conoscenza scientifica autorevole e di livello, indirizza la scelta verso il sostegno al comparto produttivo ma nel rigoroso rispetto dell’ambiente marino e costiero».

A guardare bene le varie tavole allegate alla delibera di giunta, quindi, sembra proprio che lo specchio acqueo antistante la Frasca, quello dove da progetto presentato dovrebbe sorgere un impianto offshore di itticoltura - contro il quale tra l’altro è stata espressa la contrarietà dei civitavecchiesi - sarebbe idoneo ad ospitare un simile impianto, così come anche la zona verso Capolinaro.
«Le zone precluse all’acquacoltura - spiegano dalla Regione - rimangono quelle dove insistono altri vincoli: habitat e specie protette, la qualità dell’ambiente marino costiero, le pressioni antropiche, le attività economiche e le infrastrutture in mare, la difesa e la sicurezza nazionale». A questo punto bisognerà capire quelli che saranno i prossimi passi nell’iter di autorizzazione o meno dell’impianto, giudicato dagli ambientalisti come l’ennesimo schiaffo al territorio.

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