CIVITAVECCHIA - Italia ancora stretta nella morsa di Caronte, l’anticiclone africano che sta facendo registrare temperature di quasi 10 gradi superiori alla media stagionale. I primi temporali al Nord hanno portato una parvenza di frescura, ma di certo non hanno alleviato il grave problema della siccità e anzi, in alcuni casi, sono stati accompagnati da grandine. Temperature infernali al Sud invece, dove nei prossimi giorni si toccheranno punte di 40°c in particolare in Puglia, Basilicata e Calabria e anche per dopodomani sulla Sicilia.

Secondo le previsioni del ministero della Salute ci saranno picchi di temperature percepite superiori ai 40 gradi in Toscana, Lazio, Umbria e buona parte del Centro-Sud, dati che hanno fatto scattare l’allarme rosso a Roma, Firenze, Perugia, Rieti, Civitavecchia, Latina, Frosinone, Campobasso, Napoli, Messina, Reggio Calabria, Palermo e Cagliari. Il peggio però potrebbe ancora arrivare. I modelli previsionali dell’Osservatorio sulla siccità dell’Istituto per la bioeconomia del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) con i dati aggiornati a giugno 2022, indicano che ci attende un’estate con temperature molto probabilmente sopra la media e più secca.

«Il punto di non ritorno lo abbiamo superato 30 anni fa. Ci siamo dentro, ora si tratta solo di non peggiorare la situazione ma non si torna indietro da questo. Non avremo più le estati di prima», conferma a LaPresse il climatologo Luca Mercalli, presidente dell’associazione Società Meteorologica Italiana. «Ora - prosegue - dobbiamo solo attendere l’arrivo delle piogge autunnali e, nel frattempo, sopravvivere, razionando l’acqua».

Dopo la siccità, il timore è che si possano contare i danni ai primi nubifragi che si abbatteranno con violenza su un territorio già fragile come è quello italiano. «La manutenzione del territorio deve essere ordinaria e continua», ricorda Arcangelo Francesco Violo, presidente del Consiglio nazionale dei geologi che sottolinea l’importanza della manutenzione straordinaria ma soprattutto ordinaria. Vanno tenuti puliti i fossi, gli impluvi, va evitato che ci siano delle occlusioni ma vanno monitorate anche le reti di drenaggio urbano che, senza manutenzione si riempiono durante la siccità per poi strabordare alla prima pioggia, così come le reti di drenaggio dei fiumi. Spesso - conclude il presidente dei geologi italiani - si hanno gravi conseguenze con piogge nemmeno eccezionali proprio perché non ci si è accorti di un occlusione del corso d’acqua che avrebbe richiesto un intervento di mezz’ora. Ci vuole un monitoraggio e un presidio del territorio continuo perché senza questo continueremo ad avere danni».