GIAMPIERO ROMITI

A tu per tu con il Presidente dell’Autorità di Sistema Portuale Pino Musolino, arrivato alla guida dell’ente a dicembre del 2020, in piena pandemia.

Presidente Musolino, la ripresa comincia a correre veloce. E’ la spinta giusta per mettere le ali alla darsena grandi masse?

«Il porto di Civitavecchia ha saputo organizzarsi per essere uno dei primi a ripartire, soprattutto per quanto riguarda il traffico crocieristico, dove infatti nel 2021 siamo risultati il primo scalo a livello mondiale. L’assegnazione di 160 milioni di euro dal Pnrr, con altri 70 dal Fondo Investimenti, ci sta già consentendo di mettere in gara importanti interventi, giusti per far ripartire l’economia del territorio e non solo. Per quanto concerne la darsena grandi masse, che abbiamo voluto chiamare “Mare Nostrum”, dopo lo stop dovuto al ritiro avvenuto negli anni scorsi del precedente concessionario, abbiamo cambiato strategia per il reperimento delle risorse finanziare necessarie».

Allora, al riguardo ci sono novità ?

«Certo. Abbiamo suddiviso il progetto in più stralci e in particolare appena ottenuto dalla Regione l’impegno per 50 milioni di euro».

Significa ?

«Che con un investimento privato di ulteriori 60-70 milioni potremmo avviare la realizzazione della prima parte del progetto complessivo della darsena, che oltre a significare il completamento del Prg portuale, equivale a costruire un altro piccolo porto, che potrà essere destinato a diverse tipologie di traffici ed attività».

Ossia ?

«Si spazierà dal ro-ro alla cantieristica con oltre 50 ettari di banchine disponibili».

Magnifica prospettiva…

«Non c’è dubbio: abbiamo l’occasionissima di partire con questo ulteriore importantissimo “piano” e sono convinto che, una volta pianificato e avviato il primo step, si potrà procedere a “scoprire” investitori e risorse per il completamento dell’opera».

Altro motivo per ipotecare un futuro radioso è il bilancio tornato in attivo. Giusto ?

«Certamente passare da dieci milioni di euro di disavanzo, trovando un bilancio bocciato il giorno prima del mio arrivo a Civitavecchia, a 2 milioni di euro di avanzo con l’approvazione di un consuntivo 2021 è un risultato non da poco, che già da solo basta a descrivere il grande lavoro svolto insieme con il Segretario Generale e l’intera struttura dell’Ente per risanare i conti dell’Adsp, da cui dipendono financo attività essenziali ai fini del funzionamento dello scalo, pensiamo solo, ad esempio, alle manutenzioni dell’infrastruttura portuale o ai servizi di interesse generale. Ed anche in questo caso abbiamo cambiato radicalmente approccio nella razionalizzazione della spese dell’Authority rispetto alle entrate».

Insomma c’è proprio da allargare il sorriso.

“Sì, è un inizio promettente che sta dando in poco più di un anno risultati tangibili, ma c’è ancora molto fare”.

Come è naturale che sia. E lei se ne rende conto perfettamente. Vero ?

“Al mille per cento. Un punto centrale è che per raggiungere un equilibrio strutturale il bilancio necessita di uno stabile aumento delle entrate, che può essere garantito con almeno 5 milioni di tonnellate di merci in più rispetto ai traffici attuali».

Il Marina Yachting che continua, dopo anni e anni, ad aspettare e finalmente sperare di salpare non le sembra paradossale?

«Indubbiamente epperò lo è anche e soprattutto quanto avvenuto in questi giorni, nell’ambito di dinamiche che attengono alla sfera politica e ai rapporti tra le forze di maggioranza e opposizione, anche in riferimento alla lettera aperta, che peraltro è stata trasmessa ai media, ma che non ho mai ricevuto pur essendomi stata indirizzata della presidente del consiglio comunale. In questa fase del procedimento l’Adsp è semplice spettatrice, nel senso che deve essere il massimo consesso cittadino a deliberare ciò che viene richiesto dalla Sovrintendenza a seguito del venir meno, per una sentenza della Corte Costituzionale, dello strumento urbanistico regionale, il PTPR».

Ma il progetto partito nel 2015 presenta ora novità sostanziali?

“No. Certo non si può evitare di sottolineare che si tratta di un’idea nata nel 2003, con un iter poi avviato nel 2015 e che rischia di non conretizzarsi quest’anno perché mentre qui si continua a procedere a passo di lumaca, sia a Fiumicino che in altre località c’è una classe dirigente che da un pezzo calza gli stivali delle sette leghe e fila a tutta velocità per tagliare il traguardo della realizzazione di un porto turistico di livello che per Il “nostro” Marina sarebbe un concorrente assai scomodo».

Storia, se così possiamo chiamarla, davvero assurda. Non ci smentiamo mai, siamo la città che non disdegna di concorrere nei “Gran Premi delle occasioni perdute”. E di primi posti ne non ne ha collezionati mica pochi.

«Mi auguro che ciò non avvenga. Il Marina Yachting è una fortuna che non va presa a calci. E’ importantissima sia in termini di immagine che, soprattutto, di indotto e mi riferisco ai servizi e alle attività legate alla cantieristica e alle manutenzioni degli yacht, che potrebbero nascere consentendo la creazione di nuovi posti di lavoro».

Presidente, passiamo alla Port Mobility. Vertenza spinosa, rischia di avvelenare l’aria portuale?

«Anche qui a mente fredda si fa fatica a trovare gli aggettivi giusti. Dopo una prima fase in cui l’intervento dell’Adsp, richiesto da Palazzo del Pincio, nella cabina di regia coi sindacati e l’azienda, aveva propiziato un accordo utile a scongiurare i licenziamenti, successivamente il referendum tra i dipendenti, che ha bocciato suddetto accordo, ha azzerato di fatto quanto era stato costruito al tavolo».

E adesso ?

«Mah. Francamente non vedo molte strade percorribili e legittime, diverse dal riproporre la piattaforma di partenza salvando i posti di lavoro e garantendo i servizi necessari nella presente stagione di ripartenza dei traffici. Eppoi rinviando ad una fase successiva ulteriori aspetti o accordi aziendali. Ci troviamo tuttavia in un campo dove io non posso scendere direttamente, ciononostante mi auguro che chi è chiamato a sciogliere l’intricatissimo nodo ci riesca».

Ritiene essenziale l’eolico off shore galleggiante al largo della costa?

«Oggi più che mai, anche in considerazione dei nuovi importanti investimenti previsti dal Pnrr sul cold ironing, è fondamentale il tema della sostenibilità».

Presidente non si smentisce, sarà almeno la centesima volta che sostiene la fonda mentalità della sostenibilità, del “green” e della produzione di energia.

«Per primi, quando ancora non c’era neppure una norma approvata in tal senso, abbiamo lanciato e sposata la questione della comunità energetica portuale con la produzione da rinnovabili per la copertura del fabbisogno del “nostro” sistema. Speriamo bene».

E in che altro perché l’impianto non sia solo un sogno proibito?

«Nel trovare le risorse e gli investitori. Ho letto a tal proposito le dichiarazioni dell’ad di Enel Starace. Ma anche in questo caso non posso andare oltre la proposta, che ho fatto, di destinare delle aree portuali alla produzione e all’assemblaggio di parti delle pale che sarebbero necessarie all’impianto eolico».

Presidente stiamo per gettare l’àncora e c’è solo il tempo per l’ultima domanda prima di scendere dalla nave. Lei è considerato un top manager della portualità e per la proprietà transitiva si è portati a ritenere che sia l’uomo ideale per rilanciare il porto dopo un lungo periodo di stanca. Inutile negarlo: si tratta di una colossale responsabilità. Quanto le pesa?

«Intanto la ringrazio per l’apertura di credito. E’ chiaro che, a volte, le responsabilità connesse ad un incarico come il mio sono molte e possono sembrare soverchianti. Ho però la fortuna di fare il mestiere più bello del mondo in uno dei porti più attraenti del mondo e l’opportunità di giocare una parte nell’opera di rilancio e di rinnovamento di questo territorio a beneficio delle future generazioni. Ne sono consapevole e questo mi consente di affrontare qualunque ostacolo con la giusta e ferrea determinazione».

In culo alla balena, presidente Musolino.

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