DON IVAN LETO*

Dedicato alla figura di Gesù buon pastore, il capitolo 10 del quarto vangelo si può suddividere in quattro parti: un discorso allegorico sul pastore e la porta, la testimonianza di Gesù come buon pastore in relazione al Padre, una controversia su Gesù figlio di Dio e un sommario conclusivo. Questa domenica, la liturgia ci intrattiene sul brano di Gv 10, 27-31 ambientato durante la festa della dedicazione del Tempio ( hanukkah in ebraico). In questa occasione i giudei ricordano la nuova consacrazione dell'altare e del Tempio profanati dall'esercito seleucide tra gli anni 167 e 164 a.c. Alla reticente domanda dei giudei, Gesù risponde indirettamente, rimandando alla testimonianza delle sue opere e affermando che la sua vera identità può essere  conosciuta solo da quelli che sono aperti alla fede. Dunque, senza menzionare in nessun momento la parola "messia", Gesù si identifica come tale. Si insiste poi sull'atteggiamento delle pecore ( i credenti) in relazione con Gesù e sulla disposizione del pastore a favore delle pecore. Il v. 28 riprende l'immagine del ladrone che va al gregge solo per rubare e uccidere e del lupo  che rapisce le pecore approfittando della fuga del mercenario. Solo in Cristo buon Pastore, incontriamo una sicurezza assoluta che nessun'altra protezione umana è in grado di offrirci. Gesù guida con la potenza della sua voce e attraverso di essa, esprime la conoscenza di chi quella voce la riconosce tra le altre. Gesù è il Pastore infallibile, perché mosso da un amore totale per le proprie pecore. 

*Don Ivan Leto


Parroco di San Gordiano


Diocesi Civitavecchia Tarquinia