CIVITAVECCHIA - “L’autorizzazione per la costruzione del biodigestore in località Monna Felicita (da 120 mila tonnellate annue) deve essere rimessa in discussione”.

È quanto affermano la Cgil di Roma e del Lazio e la Cgil di Roma nord, Civitavecchia e Viterbo in una lettera indirizzata al presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, al vicepresidente della giunta regionale Daniele Leodori, all’assessore al ciclo dei rifiuti Massimiliano Valeriani e all’assessora alla transizione ecologica Roberta Lombardi, chiedendo sulla questione un incontro.

“Un impianto così grande - scrivono - è del tutto sproporzionato rispetto ai bisogni della provincia nord di Roma, fa proseguire il “turismo dei rifiuti” ed eleva in modo inaccettabile il transito dei veicoli che li trasportano, riversa l’immondizia prodotta da un territorio fuori dai suoi confini e garantisce solo profitto ai privati. In questo modo si dà ragione a chi fino ad oggi ha considerato l’intera Città Metropolitana di Roma Capitale un unico Ambito Territoriale Ottimale, con lo scopo di esentare Roma dal processamento dei rifiuti.
Questa autorizzazione si pone di fatto fuori dai criteri individuati nel nuovo Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti approvato da questa stessa giunta regionale nel 2020 in quanto, oltre a sovraccaricare una porzione di provincia già martoriata da anni di sconci ambientali, non garantisce la chiusura del ciclo dei rifiuti in ogni singolo Ato compreso il sub-Ato di Roma, non tiene conto del parere contrario della competente Asl, è rilasciata sulla base del silenzio assenso di numerosi uffici, è carente in quanto ad analisi e pareri sulle risorse idriche a rischio di inquinamento. Infine, in questo modo non si dà alcuna forza alla consultazione dei cittadini e non sono coinvolti i sindacati, da sempre presenti nelle vertenze attivate in difesa dell’ambiente, al contrario di quanto richiesto dal sindacato fin dallo scorso mese di maggio 2021 in tema di Cabina di Monitoraggio del Piano".

Per il sindacato "è indispensabile anche per segnare una forte discontinuità rispetto alle passate vicende dei rifiuti della Capitale, sospendere in autotutela l’autorizzazione e, per evitare l’enorme mole di ricorsi che è facile prevedere, riaprire il confronto sul territorio con tutti i portatori di interessi. Inoltre, per sancire il principio secondo il quale ogni territorio deve chiudere il ciclo dei rifiuti al suo interno - conclude -, è necessario portare ad approvazione la legge regionale sugli Enti di Gestione degli Ato”.