FIUMICINO - Il Governo è pronto a vendere Ita, privatizzandola, dunque, e il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino va su tutte le furie.

«Abbiamo illustrato il Dpcm che dovrebbe, a firma del Presidente del Consiglio e dei Ministri dell’Economia e dello Sviluppo per avviare il processo di ricerca di un partner per Ita. Seguiremo le usuali procedure: offerta pubblica o vendita diretta», dice il ministro dell’Economia, Daniele Franco precisando: «Non abbiamo un programma in cui predeterminiamo i tempi». Di certo è che «abbiamo dei soggetti interessati a questa operazione. Prevediamo – ha aggiunto – che in una prima fase il governo, cioè il Mef, mantenga una quota minoritaria, quota che potrà essere in una fase successiva essere venduta.

Quanto annunciato in conferenza stampa a Palazzo Chigi ha subito suscitato l’ira del sindaco di Fiumicino: «Come volevasi dimostrare, Ita sarà venduta. Possiamo ufficialmente dire che l’Italia non avrà più una compagnia di bandiera». «Del resto, purtroppo, avevamo ampiamente previsto che la vicenda Alitalia/Ita si sarebbe conclusa in questo modo – sottolinea Montino -. Lo abbiamo detto decine di volte, negli scorsi anni e specialmente nell’ultimo anno».

«Era il 10 aprile del 2021 quando – ricorda il Sindaco -, davanti alle prime notizie su una possibile asta del marchio di Alitalia, delle trattative sugli slot, del drastico ridimensionamento della flotta e del personale, avvisavo che quella strategia avrebbe portato all’inevitabile uscita dell’Italia dal comparto dell’aviazione civile. E non solo da quello internazionale: perfino da quello nazionale. Il 24 agosto scorso, poi, facendo nostre le preoccupazioni del prof. Arrigo, paventavamo il pericolo che il piano industriale di Ita fosse inadeguato e che la compagnia avrebbe avuto vita breve. Avevamo il timore, evidentemente fondato, che l’unico risultato che si sarebbe ottenuto era l’uscita del nostro Paese dal comparto. Ita è nata il 14 ottobre del 2021 e appena 4 mesi dopo è già in vendita. L’unica cosa fatta è stata distribuire posti di potere e mandare sul lastrico intere famiglie di lavoratrici e lavoratori. Lo trovo scandaloso».

«Abbiamo provato in tutti i modi, con i mezzi che un’amministrazione comunale ha a disposizione – prosegue – di farci ascoltare, di proporre alternative, di ottenere almeno un confronto. Tutti tentativi andati a vuoto. Non ci resta che constatare la svendita di un ulteriore asset produttivo fondamentale per l’Italia che, in questo modo, non giocherà alcun ruolo nella gestione dei flussi turistici. E questo nel Paese più visitato d’Europa, secondo i dati ufficiali».

«Ma constatiamo anche che, uno ad uno, si stanno smantellando tutti i settori produttivi cruciali – conclude -: è stato così per l’acciaio, per l’enogastronomia, per le grandi aziende agroindustriali, per l’automobile. Qualcuno ha deciso che questo Paese non debba produrre più niente. A parte il Pnrr, che non si sa bene in che direzione sia andato e che sta già accumulando grandi ritardi, qualcuno abbia il senso civico e si assuma la responsabilità morale di spiegare in che direzione si pensa di portare lo sviluppo economico dell’Italia nei prossimi 20 anni».