CIVITAVECCHIA - Che vi fossero delle anomalie legate alle gare da due milioni e mezzo di euro riguardanti i lavori di asfaltatura delle periferie era chiaro dal primo secondo: due procedure fotocopia, le stesse dieci ditte invitate a partecipare, nessuna di Civitavecchia, nove si ritirano e vincono due società con un ribassa del 4% circa.

Un caso reso noto da questo giornale a marzo di un anno fa. Abbastanza per indurre la magistratura ad alzare le antenne. Anche di fronte al tentativo da parte del Comune di fare un passo indietro (su indirizzo dell’allora assessore Sandro De Paolis), anche se la stazione appaltante su input degli uffici di palazzo del Pincio ha proceduto ad annullare la gara in autotutela.

La macchina della giustizia si è subito messa in moto e sono arrivati gli avvisi di garanzia.

Secondo indiscrezioni sarebbero sette gli indagati in questa storia, cinque soggetti titolari di imprese e due tecnici del Comune di Civitavecchia, di cui uno sarebbe il rup. Pesantissima l’accusa mossa dall’Autorità giudiziaria, nella persona del pm titolare dell’inchiesta, Roberto Savelli, dopo un meticoloso lavoro portato avanti per mesi dalla Guardia di finanza di Civitavecchia: sono tutti imputati per turbativa d’asta. L’aggiudicazione definitiva non c’è stata, il reato sì secondo gli inquirenti che si sono concentrati su ogni aspetto legato alla vicenda, al punto che nei giorni scorsi il Gip Giuseppe Consiglio ha accolto la richiesta della Procura per un supplemento di indagini, inviando così gli avvisi di garanzia agli indagati.

Nomi che vanno e vengono ma che ritornano sistematicamente, sempre gli stessi, sempre in maniera sospetta. I fatti non lasciano spazio ad interpretazioni: cinque imprese invitate ad entrambe le procedure (comprese le due vincitrici, che si sono presentate però solo ad una delle due gare, aggiudicandosela senza concorrenti con un ribasso risibile, di appena il 4%) pubblicate il 13 febbraio 2021. Alle fiamme gialle è bastato fare un confronto tra le ragioni sociali delle aziende complete di codice fiscale per avviare un lavoro che alla fine ha dato i suoi frutti.

La Provincia fin da subito si era occupata della vicenda, con un’inchiesta giornalistica che ricalca alla perfezione le risultanze investigative degli inquirenti. Inquietante anche la parte legata al ribasso: un 4% anomalo, per non dire sospetto, dal momento che su gare di questo tipo, che contemplano lavori programmati senza urgenza, il “benchmark” generalmente va oltre il 10%.

Al Pincio nessuno rilascia dichiarazioni: l’imbarazzo è totale e le ragioni ci sono tutte. Perché se è vero che l’altolà arrivò su input dell’assessore di quel momento, è altrettanto vero che c’è chi trema per un possibile salto di livello dell’inchiesta, dalla parte tecnica a quella politica.

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