TOLFA - Due anni. E’ la condanna inflitta per il reato di tentata estorsione ad Augusto Battilocchio, ex amministratore e socio della Sicoi, nota azienda di Tolfa che lavora a livello nazionale e internazionale nel campo delle bonifiche e dei ponteggi industriali.

La vicenda risale al 2016 e vede protagonista, oltre ad Augusto Battilocchio, Davide Vannicola, l’ormai famoso “pioniere”, balzato agli onori delle cronache locali e nazionali dopo le rivelazioni choc sul caso Vannini, quando affermò che a sparare a Marco non era stato Antonio Ciontoli bensì il figlio Federico (affermazioni poi smentite da tre gradi di giudizio nel processo che ha condannato quale esecutore materiale Antonio Ciontoli, ndr).

Stavolta invece il giudice del tribunale di Civitavecchia Simone De Santis gli ha dato ragione, nel primo grado di giudizio*. I fatti risalgono a oltre 5 anni fa, quando Vannicola, secondo quando da lui stesso denunciato, sarebbe stato avvicinato da Augusto Battilocchio. L’incontro sarebbe avvenuto in una delle vie principali di Tolfa.

In quella circostanza, secondo quanto riferito e denunciato dall’artigiano, che si trovava insieme alla figlia, all'epoca una bambina di 8 anni, che assistette alla scena, Battilocchio avrebbe chiesto una cospicua somma di denaro per ritirare un’altra querela per diffamazione sporta dallo stesso imprenditore nei confronti del “pioniere”, per presunte offese su Facebook nei confronti della famiglia di Battilocchio (offese senza un riferimento preciso circa il destinatario e che Vannicola ha sempre negato che fossero rivolte a Battilocchio, ndr).

Vannicola, per tutta risposta, denunciò l'imprenditore per tentata estorsione.

Da lì nacque, nel 2017, il procedimento giudiziario che si è concluso martedì scorso. Il pubblico ministero aveva chiesto l’assoluzione dell’imputato, ritenendo che non ci fossero prove sufficienti per condannarlo. Il giudice De Santis però ha voluto sentire nuovamente un testimone oculare di quell’incontro, il quale ha ribadito di aver visto i due discutere in maniera piuttosto animata sulla strada, ma di non aver sentito cosa si dicessero.

La testimonianza ha però confermato sia l’effettivo incontro che soprattutto la fascia oraria (tra le 18.30 e le 19) in cui era avvenuto, come denunciato da Vannicola, mentre altri testimoni citati da Battilocchio avevano indicato un orario diverso e quindi non sono stati ritenuti pienamente attendibili dal giudice, che ha condannato Augusto Battilocchio a due anni di reclusione. Si tratta della sentenza del primo dei tre possibili gradi di giudizio. Bisognerà ora attendere le motivazioni e vedere se il legale dell'imprenditore, come è probabile che sia, ricorrerà in appello contro la condanna del Tribunale.

Si tratta del primo di una serie di procedimenti giudiziari che vedono protagonisti Battilocchio e Vannicola che è andato a sentenza. Tra i due non corre buon sangue da anni, per una serie di vicende legate originariamente ad un esposto presentato da Vannicola, che vive in una zona di campagna del comune di Tolfa, per lo scarico di calcinacci e altri materiali edili in aperta campagna, a suo dire ad opera o comunque per conto dello stesso Battilocchio. Da lì, nel corso degli anni, si sono poi succedute denunce e controdenunce tra l’artigiano e l’imprenditore, di cui la sentenza di primo grado dei giorni scorsi è un primo epilogo.

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* Presunzione di innocenza – Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.