S. MARINELLA – La lista civica “Il Paese che Vorrei” torna a battagliare sulla data di indizione dei referendum contro i project financing che l’amministrazione comunale intende indire su alcuni beni comunali. “Il Sindaco ha più volte sostenuto a mezzo stampa – dice il leader civico Lorenzo Casella - che non sia vero che i referendum avrebbero dovuto tenersi entro il 2021, perché il Comitato non avrebbe consegnato le firme in tempo utile. Il termine ultimo di raccolta firme per ottenere l’indizione dei referendum era il 15 marzo 2021. Il termine di consegna delle firme per l’indizione del referendum entro l’anno, era il 28 febbraio 2021 e due erano le finestre temporali previste per lo svolgimento delle consultazioni, in primavera e in autunno del 2021. Il primo marzo, il Comitato, ha consegnato un numero sufficiente di firme per garantirsi l’indizione della consultazione entro il 2021 e poi ha continuato a raccoglierne fino alla scadenza dei termini, per consolidare il risultato. Quindi, per quanto riguarda il dettame regolamentare, perfettamente entro i termini. Oltre i fatti, esiste poi lo spirito di una legge, ovvero il fine per cui il legislatore l’ha emanata, il cui rispetto dovrebbe animare chi rappresenta le istituzioni. E lo spirito delle leggi sugli strumenti di partecipazione popolare in un paese democratico non è certo quella di tentare in ogni modo di ostacolare l’espressione e la partecipazione civica, come ha invece fatto il nostro primo cittadino, sia in fase di raccolta firme che dopo”. “È facile rintracciare sulla stampa – continua il Paese che Vorrei - le dichiarazioni da lui rilasciate per allontanare di volta in volta l’obbligo in capo al Sindaco di indicare una data per le consultazioni. Dopo la consegna delle firme, ha dichiarato a gran voce che un referendum in primavera era impossibile e che la consultazione si sarebbe svolta il 3 ottobre come indicato dal governo nazionale poi, all’approssimarsi di quella data, sostenendo che un referendum in autunno era impossibile e che la consultazione si sarebbe svolta nella primavera del 2022, continuando però a non indirlo ufficialmente. Ma perché, direte voi, tanta ritrosia nell’individuare ufficialmente una data? È presto detto. Lo statuto comunale, all’art. 80 prescrive che, una volta stabilita una data, l’amministrazione deve sospendere ogni atto relativo alle questioni oggetto della consultazione cioè, nel nostro caso, deve interrompere ogni iter relativo al cimitero, alla farmacia comunale, allo stabilimento balneare Perla del Tirreno, ai parcheggi, alla piazza ex fungo. Dunque, il referendum non viene indetto perché significherebbe smettere, quantomeno temporaneamente, di lavorare alla svendita dei nostri beni comuni. Il Comitato ha deciso di ricorrere al Tar raccogliendo fondi e pagando di tasca propria per veder rispettato un diritto costituzionale. E adesso, messo alle strette perché la questione è passata a organi istituzionali a lui superiori, Tidei sostiene che non c’era alcun bisogno di sollecitazioni”.