Il Crc si è fermato nuovamente dopo che la Fir (Federazione Italiana Rugby) ha deciso in via cautelativa di sospendere tutti i campionato fino a domenica 30 gennaio. Per la formazione biancorossa ha parlato l’allenatore Mauro Tronca, che fa il punto dell’attuale situazione, anche se va ricordato che quest’anno nel campionato di Serie A non sono previste retrocessioni.
Coach Tronca, il rugby si è fermato, poi è ripartito e ora è di nuovo fermo con il Rugby Civitavecchia dei Seniores e delle giovanili. Quel è il suo stato d’animo come rugbista e come allenatore?
«È uno stato d’animo di frustrazione perché non riesci a dare continuità al tuo lavoro, ogni volta è uno stop and go. È difficile motivare i ragazzi in questo clima di incertezza e anche di paura, dato l’alto numero di contagi, anche se i dati parlano di morti e terapie intensive basse rispetto ai contagi, ma è sicuramente un clima che condiziona l’attività sportiva».
Il Rugby è uno di quei sport , essendo di squadra, a soffrire di più con questa pandemia, quali sono le prospettive per fine gennaio?
«Penso e spero che se le condizioni vanno per il verso giusto a fine febbraio riprenderemo a pieno le attività e parlo di partite giocate del Rugby Civitavecchia, sempre se i contagi iniziano a scendere dai numeri attuali ovviamente».
Gli allenamenti si possono fare con protocolli molto rigidi. Quale è il suo punto di vista come allenatore?
«La mia analisi è che non puoi mai avere la sicurezza al 100% che non ci possa essere un contagio anche in riferimento del fatto che la nuova variante è altamente contagiosa, il nostro sport prevede un contatto stretto anche se tutti i nostri atleti e lo staff sono vaccinati. Questo ad oggi ha permesso che il contagiato nel nostro club sia paragonabile ad un simile raffreddore, linea di febbre o asintomatico, anche se sapere che si ha un compagno di squadra positivo ha un certo effetto e questo condiziona anche gli allenamenti».
Come è l’umore dei suoi ragazzi del team Rugby Civitavecchia e come è in contatto con loro?
«Siamo oltre che in contatto con gli allenamenti con una messaggistica di gruppo della squadra e con questa spesso parliamo e ci confrontiamo. A questo aggiungo che molti degli atleti lavorano, studiano e questo li condiziona molto per la vita quotidiana per un eventuale contagio che li vedrebbe fermi a casa non potendo lavorare o seguire le lezioni della scuola e quindi incide sulla volontà di andare al campo e sulla voglia di allenarsi».
Coach, chiudiamo con la sua esperienza di uomo di rugby, cosa può consigliare ai genitori i cui figli giocano a rugby?
«Il mio consiglio è di guardare oltre in quanto il Rugby Civitavecchia è una società attenta e scrupolosa per la salute dei suoi atleti. Sono fiducioso che presto usciremo da questa pandemia e sarà paragonabile ad un raffreddore e comunque un problema facilmente superabile a cui daremo una giusta considerazione con un futuro migliore di quello attuale».
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