DON IVAN LETO*
Con il battesimo nel Giordano termina la vita nascosta di Gesù e viene inaugurata la sua missione pubblica. La prima parte del racconto (Lc 3,15-16.21-22) è dominata dalla voce del Precursore che, tramite un paragone, precisa la qualità del battesimo cristiano rispetto al rito di purificazione che egli praticava. Il battesimo di Cristo sarà “in Spirito Santo e fuoco”.
Si fondono così due aspetti essenziali del sacramento cristiano simboleggiati anche dall’acqua. Fuoco che purifica e spirito che vivifica. L’acqua, infatti, non è solo principio di purificazione ma anche fonte di fecondità e vita. Nella seconda parte, mentre Gesù prega, viene battezzato da Giovanni. È bene precisare che l’atteggiamento orante di Gesù appare solo nel racconto lucano (Matteo e Marco non la menzionano). Si tratta di una caratteristica di Luca, per il quale Gesù è l’uomo della preghiera soprattutto nei momenti decisivi della sua opera evangelizzatrice. Il racconto si conclude con una visione interpretativa che rivela l’esperienza interiore di Gesù mediante una teofania: si aprono i cieli con la voce del Padre e discende lo Spirito santo. I cieli si aprono come risposta alla preghiera di Gesù e proclamano che egli è Figlio di Dio: “Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato” (dal salmo 2,7).
Nel lezionario si legge la variante “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento” (cf. Isaia 42). È conferita così a Gesù la dimensione messianica e manifestata la sua filiazione divina.

*parroco di San Gordiano
Diocesi Civitavecchia-Tarquinia