Uno sguardo sul mondo Afghanistan: il bilancio dell’attentato dell’ISIS-K
ETTORE SALADINI
Sale a 25 morti il bilancio dell’attentato sferrato dall’ISIS all’ospedale militare di Sardar Mohammad Daud Khan a Kabul. L’attacco è iniziato con l’esplosione di un’automobile fuori dalla struttura. In seguito, alcuni militanti armati dello Stato Islamico hanno aperto il fuoco e un kamikaze si è fatto esplodere all’entrata dell’ospedale. L’attentato ha colpito uno dei centri nevralgici di Kabul nonché una delle principali strutture mediche, che conta 400 posti letto ed è principalmente occupata da soldati che hanno combattuto per l’ex-regime e militanti legati ai talebani.
Poche ore dopo l’attentato, lo Stato Islamico del Khorasan, anche conosciuto come ISIS-K, ne ha rivendicato la paternità. Si tratta di un gruppo regionale affiliato all’ISIS ed è considerato una dei gruppi Jihaidisti più violenti presenti in Afghanistan. È nato nel gennaio del 2015, all’apice del potere dello Stato Islamico in Iraq e Syria, prima che il califfato fosse sconfitto dalla coalizione a guida statunitense. Secondo gli analisti, il gruppo sarebbe composto da circa tre mila militanti, specialmente da talebani che contestano alla loro ex organizzazione una linea troppo morbida. Il nome fa riferimento alla regione storica del Khorasan, a cavallo tra Afghanistan e Pakistan e il loro quartier generale si trova nella provincia di Nangarahar, snodo cruciale delle rotte del narcotraffico tra i due Stati.
Dopo la caduta del governo sostenuto dall’occidente e la presa del potere talebana, l’ISIS-K ha iniziato a seminare terrore nel paese. Il gruppo terroristico ha sfruttato le difficoltà dell’amministrazione talebana per aumentare la sua forza e condurre sanguinosi attentati. L’attacco all’ospedale rappresenta però una novità per dinamiche e mezzi.
È infatti il primo che sfrutta kamikaze e milizie armate. L’ex governo sostenuto dall’occidente era abituato ad arginare questo tipo di attacchi, grazie alle dotazioni di armi e di intelligence delle forze NATO presenti sul territorio. Ora però, i Talebani, conosciuti in tutto il mondo per la loro capacità di sferrare attacchi simili, hanno poca esperienza nel prevenirli e l’ISIS-K minaccia seriamente la stabilità e la sicurezza del regime.