BOXE Il pugile di Tarquinia combatte per il titolo Nabf alla vigilia di Ferragosto ad Orlando. «Ho modificato le mie abitudini, ma soprattutto ho cambiato vita qui a Miami; la vittoria in Messico mi ha valorizzato» Il “nuovo” Luca Podda vuole volare alto
Il pugile di Tarquinia Luca Podda, intervistato recentemente da Repubblica.it, all’età di 33 anni sta vivendo una seconda giovinezza sportiva e dal suo nuovo “quartier generale” di Miami pianifica il futuro. «Ho deciso di venire negli Stati Uniti, mi alleno sotto la guida di Jorge Rubio, un cubano che vive a Miami e che ha allenato un fuoriclasse come Teofimo Lopez. Ho modificato le mie abitudini, ma soprattutto ho cambiato vita. Adesso che ho 33 anni sono sicuro che batterei me stesso a venti». Podda ha recentemente battuto il messicano Roman Delgado a Cancun in Messico. «Non posso negare – spiega lo stesso Podda nella stesa intervista – che all’inizio ero un po’ teso, i messicani a casa loro incutono un certo timore. Però a conti fatti, e non solo per un bel gancio sinistro che mi ha permesso di vincere alla prima ripresa, è stata una esperienza bellissima. Sono rimasto positivamente impressionato dall’ambiente, dalla gente».Luca vive con la moglie Valeria a Hollywood, una località praticamente attaccata a Miami. «Ho iniziato un percorso di insegnamento dell’autodifesa. In Italia vedevo nei parchi molte signore e bambini che apprendevano lezioni di pugilato e ho esportato l’idea anche qui. Non penso sia una questione di insegnare la tecnica, l’importante è migliorare la sicurezza in se stessi, la capacità di affrontare e gestire la paura».Il ring resta il suo pensiero principale. «Qui si incontra il gotha della boxe. Ad esempio recentemente ho visto Tyson Fury, era in una palestra gestita da russi a svolgere una parte della preparazione per il prossimo mondiale dei massimi contro Wilder».La Florida come una svolta, anche nel ruolo di sparring. «Partiamo dal presupposto – prosegue Podda nell’intervista – che ci sono un sacco di palestre e in ognuna c’è almeno un campione della Top Rank (la scuderia del famoso manager Bob Arum, ndr). Sono un supermedio, mi stimano, mi cercano. In Italia mi allenavo con amici come De Carolis, Spada, Moruzzi. Qui affondano i colpi, ogni seduta è una guerra. Ho fatto i guanti con gente come Sekhniashvili, Socarras e Palmetta».Ma l’aspirazione è quella di essere protagonista. «Anche facendo boxe a livelli medi – conclude il nostro pugile – in Usa si campa bene. In Italia mi è capitato di dover cercare gli sponsor per crearmi una borsa». Prossimo incontro, alla vigilia di Ferragosto. «A Orlando, sempre in Florida. Mi hanno messo in classifica, combatto per il titolo Nabf. La vittoria in Messico mi ha valorizzato».
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