PALLAVOLO L’intervista al presidente dell’Asp Civitavecchia dopo la promozione in serie B1 della Margutta CivitaLad Marina Pergolesi: ”L’unica soluzioneper eccellere è la condivisione dei progetti”
LORENZO LEONCINI
All’indomani della vittoria sul Pomezia e la conseguente promozione in Serie B1 la gioia è incontenibile in casa Asp, e qualche lacrima si fa largo sui volti dei veterani della pallavolo locale. Il successo della Margutta CivitaLad rappresenta anche la scommessa vinta della collaborazione tra Asp e Volley Ladispoli. Marina Pergolesi, presidente dell’Asp Civitavecchia Pallavolo ed ex giocatrice, ha creduto sin dall’inizio nel progetto CivitaLad.
Lei era in tribuna a Pomezia. Ci descriva quello che ha provato durante la partita.
«A parte il caldo soffocante, mi chiedo come abbiano fatto le ragazze a giocare a quella temperatura, delle eroine, ho vissuto i due set in una sorta di agonismo controllato. Ogni punto una sofferenza. Soprattutto quando il Pomezia si faceva minaccioso. Ma senza farlo trasparire a nessuno. Una calma serafica che nascondeva un turbinio di sensazioni. Su alcuni punti particolarmente belli ho esultato per poi tornare seduta e composta. L’ho fatto soprattutto per non caricare di aspettative la squadra. Quando però abbiamo messo giù il punto che valeva il secondo set e quindi la promozione ho indossato la maglietta con la scritta B1 e ho dato sfogo alle solite lacrime di noi donne forti».
Lei è stata anche una pallavolista in passato. Che effetto le fa vedere il susseguirsi di nuove generazioni?
«Io ho giocato una pallavolo diversa. La “mia” serie B da questa Margutta prenderebbe una sonora batosta. L’evoluzione della pallavolo è velocità, forza, destrezza e potenza. Tutte caratteristiche amplificate e che permettono azioni e mobilità impensabili per la mia generazione. Però un minimo comune denominatore è rimasto intatto: la gioia del successo, gli occhi pieni di lacrime, i salti, gli abbracci. Il successo è identico, la felicità è la stessa di sempre».
Dopo aver vinto il secondo set avete conquistato la B1. Cosa significa questo traguardo insperato?
«Non era un traguardo insperato. Non lo abbiamo mai detto apertamente ma dopo essere finalmente partiti a fine gennaio e soprattutto dopo aver finito il primo mini girone i nostri e tecnici hanno iniziato a vedere lontano. Sapevamo tutti che Pomezia era l’obiettivo finale. E che c’è la saremmo giocata alla grande. Però fare 6 a 0 proprio non l’avevamo previsto. Siamo arrivate al meglio della condizione mentre il Pomezia è letteralmente crollato. Sia fisicamente che tecnicamente. Una squadra irriconoscibile. Aggiungo solo che le nostre avversarie sono state encomiabili. Tutt’altro trattamento da alcuni dirigenti della società. Ci vuole stile anche a perdere».
Ci sono stati momenti meno esaltanti durante il campionato. Ha sempre avuto fiducia che la squadra arrivasse fino in fondo?
«Ovviamente le sconfitte, soprattutto Tivoli, ci hanno fatto male. Ma forse nell’economia della squadra sono servite. Perché abbiamo capito che nessuno ci avrebbe fatti sconti. E prime fra tutte lo hanno capito le ragazze provenienti da Ladispoli che essendo più espellete forse all’inizio hanno sottovalutato alcune aspetti. Soprattutto di amalgama. Invece li sono venute fuori le nostre giovanissime Aspine che hanno trovato posto e aiutato il gruppo a ripartire».
Era dal 1988 che una squadra femminile di pallavolo locale non raggiungeva la serie B1 nazionale ed era proprio l’Asp Civitavecchia della gestione Mojoli.
«Per quanto riguarda il ritorno in B1 in effetti era da circa 30 anni. Ci sono certamente tante motivazioni ma la più importante riguarda il nostro obiettivo primario che resta quello di far crescere le nostre ragazze e ovviamente fare da punto di riferimento per il territorio. Abbiamo tante giocatrici in giro per l’Italia che sono uscite dal nostro vivaio. Ne cito alcune, Alessia Arciprete e Siria Tangini ma molte altre in questo trentennio hanno avuto grandi riscontri. Il nostro obiettivo resta quello, in attesa che il nostro vivaio cresca ci siamo andati a prendere questa B1».
Come proseguirà il progetto CivitaLad? Lo staff tecnico e le giocatrici saranno confermate?
«Adesso si pensa alla festa e ai riconoscimenti che ci aspettano. Ci auguriamo che tutte le società del territorio prendano atto che per le loro atlete c’è una occasione importante e forse unica per far crescere “in casa” le giovani generazioni. Gravissimo sarebbe non salutare questa categoria tarpando le ali a chiunque voglia entrare nel progetto “Asp B1” che nelle prossime settimane presenteremo ufficialmente. Ripeto il concetto che ho scritto già: “L’unica soluzione per eccellere è la condivisione dei progetti”. Bisogna alzare lo sguardo e cercare nuovi obiettivi. Mai per se stessi ma per il bene delle atleti e degli atleti».
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