Ladispoli: non riceve la multa e gli pignorano il conto
LADISPOLI – Viveva per motivi di lavoro (è un dipendente pubblico) a 700 chilometri di distanza da casa e proprio in quel periodo, a Ladispoli, nella sua abitazione della città balneare dove non può tornare per almeno sei mesi, arriva una multa per eccesso di velocità (7 chilometri in più rispetto al limite massimo consentito in quella strada). Ma quella multa lui non la vedrà mai a causa della distanza e del mancato invio al luogo dove si trova in quel momento, nonostante esista una legge riguardo i diritti del contribuente che regola i rapporti tra pubblica amministrazione e cittadino dove sono previsti, in regime di buonafede reciproca, una serie di tutele a favore del cittadino. Passa qualche anno e nel 2019 (la multa è del 2015) arriva la brutta sorpresa: auto sequestrata e conto corrente congelato. Il tutto durante il fine settimana, lasciando così senza disponibilità economica l’intero nucleo familiare. Solo tramite una serie di chiamate e messaggi alla fine il malcapitato riesce a capire di cosa si tratta: di una multa non pagata. Inutile chiedere alla società che gestisce la riscossione delle sanzioni stradali per conto del Comune, di inviare alla sua banca la richiesta di sblocco conto con la promessa che la multa sarà pagata entro due giorni. Dalla società arriva un secco “no”. Dopo 8 giorni il ladispolano riesce finalmente a ritirare una raccomandata: «il decreto di pignoramento di questa società terza» dove però erano presenti una serie di incongruità, come ad esempio, che «il cittadino era debitore di almeno 60 istituti di credito nel panorama nazionale».
Il decreto era inoltre «stampato con diversi caratteri», un copia e incolla, probabilmente, di diversi atti e per di più non firmato dal responsabile e contenente addirittura il bollettino postale per il pagamento della somma dovuta (che però nel frattempo la società aveva provveduto a recuperare congelando il conto del malcapitato). Dopo l’ennesima Pec finalmente la società, comunicando con la banca del malcapitato, sblocca il conto. Ma il danno è ormai fatto: a causa di quel conto congelato il malcapitato è ormai una persona non affidabile, per le banche, a cui fare credito. Ma non finisce qui. Visto quanto successo sulla sua pelle, il ladispolano inizia a inviare una serie di Pec, tutte regolarmente protocollate, per chiedere di prendere visione degli atti relativi all’appalto alla società incaricata dalla riscossione delle multe. Richiesta che, nonostante il parere favorevole del difensore civico in possesso del Comune, non ha mai ottenuto. Ma spulciando il sito del Comune, è emerso che «esiste un contratto in forma pubblico amministrativa del 2009 con questa società terza regolarmente registrato e vidimato, ma, in barba al vecchio codice degli appalti – denuncia l’uomo – e ai limiti imposti, viene rinnovato con ben un anno di ritardo dalla scadenza quadriennale, senza passare peraltro dal Mercato elettronico della Pubblica amministrazione, per l’importo di 870mila euro e liquidato in pari anno (2014) per il medesimo importo; non solo nel bilancio di previsione dell’anno appena indicato, emerge che avevano messo in bilancio la somma di 1.100.000 euro quale importo ricavato dalle sanzioni stradali; in pratica il Comune ha pagato una società terza 870 mila euro per incassarne 230mila. Compito che potrebbe svolgere il Comune stesse se avesse nelle sue fila personale di spessore e qualità». Una vera e propria odissea nel ginepraio della burocrazia che ancora non finisce neppure per poter tutelare e far valere i propri diritti dopo gli errori della pubblica amministrazione subiti.