Il sindaco cerca di spostare l'attenzione annunciando querele, quando semmai la magistratura dovrebbe verificare che al Ghetto tutto sia regolare, sotto ogni punto di vista Tedesco ci risparmi lo sdegno e rispetti per primo le regole
Dal primo cittadino non una parola per le oltre 200 persone veramente in isolamento e i dipendenti del locale
Probabilmente il Sindaco Tedesco, dopo un anno di lotta al Covid, è stanco, molto stanco. E comincia a non accettare, né leggere lucidamente le critiche che dalla stampa, o dalla politica, gli possono pervenire. E così, di fronte a una questione seria come il Covid, e in particolare rispetto al cluster di My Lord, che ha già fatto oltre 20 positivi e più di 200 persone in isolamento, finisce per straparlare, minacciando querele e cercando di sviare l’attenzione da quello che lui stesso rimarca: ossia il fatto che venerdì scorso, per poco o tanto tempo che fosse, lui stesso si è trovato a un tavolo a pranzo con altri suoi colleghi di partito, nel locale da cui nei giorni immediatamente successivi è partito il focolaio, che ha visto tra i positivi il proprietario stesso dell’esercizio e diversi dipendenti. Quindi poco importa che quando ci è andato Tedesco, My Lord fosse o meno deserto.
Se – come lui stesso dichiara – il Sindaco venerdì mattina (in realtà era pranzo, come confermato da un suo commensale, ndr) si è intrattenuto nel locale, innanzitutto non si capisce perché – da quanto risulta alla nostra redazione – non fosse nell’elenco delle persone dichiarate alla Asl dal locale stesso. E poi, come lui stesso ricorda, il primo cittadino da ormai un anno è in campo quotidianamente contro il Covid, ben consapevole di tutti i rischi a cui può andare incontro e a cui potrebbe esporre gli altri. Perché dunque non ha ritenuto di doversi mettere precauzionalmente in quarantena, come tocca banalmente a chiunque entri in contatto con un positivo?
Oggi Tedesco parla genericamente di sorveglianza attiva, ben sapendo però che questa forma di controllo è esercitata su persone sottoposte alla quarantena di 10 giorni dall’ultimo presunto contatto con un positivo. Nell’ultima settimana, invece, dal 19 febbraio citato dallo stesso Tedesco, il Sindaco da quanto risulta è stato regolarmente in Comune: mercoledì scorso ha partecipato a una commissione consiliare, ha attraversato (velocemente, è vero, senza parlare con nessuno) piazzale Guglielmotti durante l’assemblea dei lavoratori di Csp, ha celebrato un matrimonio e poi ha continuato a ricevere persone e a incontrare gente anche nei giorni successivi, quando era ormai nota l’esplosione del focolaio, ed ha firmato l’ordinanza di chiusura del locale già chiuso.
Siamo lieti che il Sindaco stia bene e i tamponi siano risultati negativi, ma non provi a sdegnarsi per quanto scritto da noi e pochi altri: il rispetto delle regole, giustamente chiesto a tutti, non pare che in questa occasione ci sia stato proprio da chi ha la massima responsabilità di farle rispettare, le regole.
Non chiudendo locali già chiusi, ma dando l’esempio. Così come quando gli è stato, in largo anticipo, più volte segnalato il rischio derivante da tali assembramenti in spazi tanto stretti. Cosa ha fatto Tedesco per rispondere, concretamente, a quelle segnalazioni ?
Anziché preannunciare inutili querele, rifletta anche su questo, il Sindaco Tedesco. Anziché sprecare fiato e inchiostro a fare la vittima, avrebbe potuto spendere qualche parola di solidarietà in favore dei tanti dipendenti di My Lord, alcuni dei quali anche positivi, e delle altre attività economiche che con tutto questo caos rischiano una volta di più di restare senza stipendio, oppure delle oltre 200 persone che al contrario suo sono in isolamento in attesa di sapere se siano state o meno contagiate.
E già che c’è, un po’ di tempo lo dedichi anche ad approfondire l’esame delle autorizzazioni per capire se avessero un fondamento gli esposti e le segnalazioni sugli spazi così stretti di via Cadorna e sulla effettiva legittimità delle strutture esterne ad occupare, con il dehor e poi con i tavoli, tutta la strada assiepando ed assembrando persone che in piena pandemia hanno da sempre costituito un rischio che purtroppo si è concretizzato in un vero e proprio cluster.