L'aeroporto è tornato operativo dopo l'eruzione di ieri che ne aveva interrotto l'operatività Etna, Catania si è svegliata coperta dalla cenere
Il vulcanologo dell'Ingv: "Niente di pericoloso, il vulcano ci ha già abituato a certe cose"
CIVITAVECCHIA – La città di Catania e diversi paesi dell’hinterland, all’indomani della spettacolare eruzione, si sono ‘svegliati’ coperti da uno strato di cenere lavica. L’Etna, nel pomeriggio di ieri, ha dato vita, per un’ora, ad una fase ‘parossistica’ dal cratere di Sud-Est con ‘fontane’ di lava incandescente alte diverse centinaia di metri e una colata che si è riversata nella desertica Valle del Bove lontana da centri abitati con ricadute di materiale piroclastico sui centri abitati fino a Catania e nel siracusano, a decine di chilometri di distanza dall’Etna. Al via le pulizie delle strade e la conta dei danni a veicoli, immobili, coltivazioni e altro.
La pioggia di cenere e lapilli lavici ha interessato anche l’aeroporto internazionale di Catania, che ieri ha interrotto l’operatività ma che riprenderà in pieno l’attività a partire dalle 9. Le operazioni di pulizia della pista sono andate avanti per tutta la notte con l’impiego di sei spazzatrici e di due mezzi per il supporto tecnico, oltre che di dieci unità che hanno operato incessantemente per rimuovere la grande quantità di cenere vulcanica dalla pista, dalla via di rullaggio, dai piazzali e da tutta la viabilità perimetrale.
“Niente di drammatico e niente di pericoloso. L’Etna ci ha già abituato a queste cose, le ha fatte tante volte”. Lo ha detto Mario Mattia, vulcanologo dell’Ingv di Catania, intervistato dall’Adnkronos in merito alla spettacolare eruzione sui vulcano più attivo d’Europa. “Quanto avvenuto ieri sul Vulcano – aggiunge – rientra nel quadro di in un periodo caratterizzato di attività stromboliana da tutti i crateri sommitali, in particolare da quello di sud-est che in qualche fase può evolvere in quelle che comunemente vengono chiamate fontane di lava”.
Il vulcanologo Mattia, ripercorrendo quanto avvenuto ieri, ha ricordato come “l’attività dell’Etna è iniziata intorno alle 16 con incremento repentino del tremore, con la frana di una piccola porzione del cratere di sud-est e l’inizio, intorno alle 16.10, di una fontana di lava di una certa imponenza che ha prodotto un grosso ‘pennacchio’ carico di cenere e lapilli che si è spostato velocemente verso i quadranti meridionali del vulcano, la zona sud dello stesso per intenderci – ha proseguito Mattia – dove si trovano la città di Catania ed i centri come Nicolosi e Mascalucia che in breve tempo sono state raggiunte da questi lapilli anche di grosse dimensioni”.”Tutto questo – ha infine sottolineato all’Adnkronos il vulcanologo dell’Ingv – ha procurato disagio e paura così come, in particolare, la visione della colata lavica, dal cratere di sud-est e riversatasi sulla parete occidentale della Valle del Bove, ha generato maggiore apprensione perché ha dato a molti l’impressione di un qualcosa di vicino tanto da poter minacciare anche le zone abitate ma ovviamente non è così”.