I giornalisti locali Massimo Ciccognani e Paola Liberatori ricordano il loro amico Paolo Rossi “Un uomo con l’umiltà vera che solo i grandi sanno avere”
La storica firma del Tempo: «Fino allo scorso anno abbiamo lavorato insieme per i campi d’Europa. Con lui perdiamo molto, soprattutto dal punto di vista umano. Era un italiano vero». La scrittrice ha avuto modo di frequentarlo assiduamente per un mese a Milano: «Una volta, al telefono con mio marito, gli disse di stare tranquillo a casa, perché a me avrebbe pensato lui»
ALESSIO ALESSI
MATTEO CECCACCI
Sì, è morto. L’eroe leggendario non c’è più. Colui che trascinò l’Italia nel Mondiale di Spagna ’82 se n’è andato in silenzio in piena notte, quella tra mercoledì e giovedì, all’età di 64 anni a causa di quel maledetto male che lo affliggeva da tempo. Sì, Paolo Rossi è morto. Lui che con la propria maglia azzurra numero 20 aveva trascinato l’Italia sul tetto del mondo al Santiago Bernabeu l’11 luglio del 1982, lascia sgomento in tutto il Paese. Il calcio piange una grande figura che con le sue gesta ha fatto sorridere ed esultare migliaia di tifosi. Immediati, a partire dalle prime ore del mattino di ieri, i numerosi omaggi e messaggi social di tanti campioni sportivi ma anche di politici e personaggi dello spettacolo. Non solo: anche la città di Civitavecchia con i due noti giornalisti locali e amici di Paolo Rossi, Paola Liberatori e Massimo Ciccognani, hanno voluto ricordare il Pablito nazionale.

L’ESPERIENZA DI MASSIMO CICCOGNANI. «Lo conoscevo bene, fino a novembre dello scorso anno abbiamo lavorato insieme per i campi d’Europa. Paolo Rossi con le sue gesta ha dato a tutti la possibilità di credere in questo nostro paese. Il Mondiale del 1982 è stato la sua rivincita personale dopo il dramma del calcio scommesse che lo aveva colpito. Bearzot se lo coccolò ed ebbe il grande merito di credere in lui quando in pochi ci credevano; lui lo ripagò a suon di gol, abbattendo anche il grande Brasile. Un ragazzo semplice dalla faccia pulita, una persona bellissima. Quando seguivamo la Nazionale, spesso dopo le conferenze stampa andavamo tutti a cena insieme e Paolo col suo sorriso magnetico e la sua positività era un punto di riferimento. Ultimamente, nonostante stesse male, continuava a lavorare ed era presente come sempre in famiglia. Con lui perdiamo molto, non solo per ciò che ha rappresentato dal punto di vista sportivo, ma soprattutto umano. Paolo Rossi era un italiano vero».

IL RICORDO DI PAOLA LIBERATORI. «Ho conosciuto Paolo Rossi esattamente 10 anni fa. Era estate e eravamo ospiti dello stesso albergo Hotel Studios. Mi trovavo a Milano per accompagnare mia nipote alla registrazione di un programma televisivo Mediaset condotto da Riccardo Rossi “Sei più bravo di un ragazzino di quinta?”. Facemmo conoscenza una sera, poiché il giorno trascorreva in sala registrazione. Accanto al mio tavolo, cenava una coppia con una bambina molto piccola, che impegnava alquanto i genitori. Vi erano altri bambini, tutti di 10 anni, che come mia nipote erano stati scritturati per la stesso programma televisivo. C’era parecchia vivacità e dopo cena il clima era piuttosto allegro e la seconda sera ci mettemmo a chiacchierare. Incredibile per tutti, ma non avevo riconosciuto il campione che avevo seguito con tanta passione nei meravigliosi mondiali dell’82. Quando una sera una signora mi chiese di presentarglielo, al mio “perché?”, rimasi a bocca aperta e andai subito a raccontargli quanto stava accadendo. Lui rimase talmente divertito e, mi disse, compiaciuto della mia spontaneità, che ogni sera ci si ritrovava con piacere, per scherzare, cenare, ballare con i bambini che, di calcio, ne sapevano molto più di me. Anche sua moglie Federica era incantevole. Si stava bene insieme, facemmo tante foto e scherzando una volta, Paolo al telefono con mio marito, gli disse di stare tranquillo a casa, perché a me avrebbe pensato lui. Era davvero una bella persona, disponibile, educata, allegra e con l’umiltà vera che solo i “Grandi” sanno avere. Abbiamo avuto contatti negli anni successivi per farci gli auguri di Natale, per il suo compleanno, semplicemente per un saluto e lui, abituato a palchi e platee importanti, mi ha concesso anche un’intervista, di cui sono andata fiera anche se non ricordo per quale occasione. Purtroppo poi ho smarrito il mio cellulare e come spesso succede, si perdono contatti, foto e dati preziosi. Quando ho sentito la notizia della sua morte, ho percepito gelo su tutto il corpo. Ci sono persone che riescono a legare in breve tempo e per sempre. Sono davvero dispiaciuta, lui ispirava serenità, e sicuramente sua moglie, di cui era tanto innamorato, farà la stessa cosa con le figlie».
Ricordi e testimonianze di due amici che Paolo Rossi l’hanno conosciuto bene, chi dal punto prettamente sportivo e chi da quello personale. Ma emerge la grande saggezza di un uomo che è sempre stato umile dentro e fuori dal campo. Paolo Rossi lascia la moglie Federica e i suoi tre figli Sofia Elena, Maria Vittoria e Alessandro.
Addio Pabito, gol e sorrisi di un’Italia felice.
