Commercio in crisi, Tullio Nunzi: ”Serve una strategia concreta”
EDGARDO AZZOPARDI
CIVITAVECCHIA – “È ormai acclarata una crisi disperata di tutto il settore commerciale a Civitavecchia. Oltre alle serrande abbassate in vie centrali, un tempo salotto commerciale della città, si moltiplicano i dati delle organizzazioni di categoria: dal deterioramento progressivo del tasso di sopravvivenza delle aziende, al 40% di aziende nate in meno rispetto al 2019: in pratica oltre 20mila aziende non sono mai nate rispetto al 2019”. È questa la fotografia scattata da Tullio Nunzi, di “Meno poltrone più panchine”, che invita anche la categoria ad essere più compatta, evitando reazioni “sfilacciate” e disarmoniche.
“Bisogna comprendere che la logica della dispersione, anche se dimostra la volontà di sopravvivenza – ha spiegato – non paga senza una progettualità, senza un progetto organico. Diciamo che le organizzazioni imprenditoriali, la società civile, non hanno un disegno una strategia. Una vera riflessione di prospettiva, senza la quale domina l’improvvisazione, il vuoto. Bisogna rendersi conto che si sta modificando un sistema turistico e commerciale; dal Covid usciremo con modifiche strutturali nella domanda e anche nell’offerta. Un settore che contribuisce al 14% del pil e che in questa città è il primo settore economico per numero di aziende e per contributo al prodotto interno lordo. Ora in periodi di crisi epocale, ci sono due modi per rispondere e per uscire dalla crisi: l’inazione, quindi stare zitti sperando che tutto passi, oppure chiamare a raccolta il settore e attraverso una opera di coinvolgimento democratico, chiedere a soci e non soci di avviare una riflessione che porti a proposte concrete, rivoluzionarie che permettano di credere in un futuro”.
Ecco quindi che sul tavolo tornano le proposte di un binomio vincente porto e terziario, della trasformazione del territorio in un distretto turistico, di mettere a frutto il passaggio dei due milioni e mezzo di persone all’anno valorizzando il patrimonio culturale e naturalistico locale, puntando alla realizzazione di una proposta termale di qualità, potenziando i percorsi enogastronomici o l’offerta balneare.
Se si crede in questo tipo di progettualità, bisogna capire che si tratta “ovviamente di un progetto di sviluppo turistico completamente alternativo a quello energetico, previsto con la centrale a gas – ha aggiunto Nunzi – che prevede un recupero del territorio devastato, cozza oltreché con l’outlet, con una giungla di ciminiere, e quindi necessita di ipotesi, progetti alternativi, che prevedano la ricostituzione ed il recupero di quella vocazione turistica che ha avuto un grandissimo ruolo in un passato recente. Si chiami a raccolta i commercianti, gli operatori turistici, gli operatori portuali e si decida in un confronto, in un referendum, ma si deve comprendere che se si parla tra amici, o ci si limita a proporre il contingentamento di alcuni settori commerciali, non si va lontano. In momenti come questi c’è bisogno di un coinvolgimento di tutti, di vera democrazia imprenditoriale, del contributo di tutti che pur di salvare la propria attività sono disponibili alla partecipazione, purché si tuteli lo sviluppo dei terziario in generale; e si restituisca il diritto a sentirsi orgogliosi di fare parte di una categoria che ha avuto un ruolo determinante nello sviluppo di questa città, che ha portato lavoro e occupazione. Sta vivendo un periodo infame, ma con progetti seri di sostanza e di lungimiranza, con competenze, e con spirito unitario – ha concluso Nunzi – può combattere il vuoto di idee e l’improvvisazione assai presente in questo comparto. Si pensi in grande per uscire da una crisi storica; altrimenti accontentiamoci di briciole e coriandoli”.