Civitavecchia, D’Angelo e Scognamiglio ai domiciliari: tutti i particolari inediti
L'OPERAZIONE DELLA GDF Accusati di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. I due civitavecchiesi hanno risposto al Gip e si sono dichiarati completamente estranei alla vicenda. Il carico intercettato e sequestrato a Gioia Tauro
CIVITAVECCHIA – Sono tornati a casa i due giovani civitavecchiesi Simone D’Angelo e Manuele Scognamiglio arrestati nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza in porto e accusati di traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Per loro infatti il giudice per le udienze preliminari Paola Petti ha disposto la misura degli arresti domiciliari, al termine delle oltre due ore ciascuno di udienza di convalida. Perché entrambi, assistiti dai propri legali Francesca Maruccio e Matteo Mormino, non si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, ma hanno deciso di rispondere punto per punto alle domande che venivano poste, cercando di chiarire la propria posizione e confermando la propria estraneità ai fatti. Fatti gravi quelli che vengono contestati nell’ambito di un’inchiesta condotta dalla Direzione distrettuale antimafia con il procedimento che, dopo questa parentesi, è tornato alla Procura di Palmi. E proprio l’udienza è stata l’occasione per avere un quadro più dettagliato della vicenda. Innanzitutto c’è da dire che il carico di droga, i 54 kg di cocaina purissima, sono stati sequestrati al porto di Gioia Tauro, con il container che aveva destinazione finale Civitavecchia: ed è qui che, per gli inquirenti, era diretto lo stupefacente. Ecco perché i militari hanno lasciato soltanto una piccola parte della droga, un panetto ben nascosto nel container frigo. Per monitorarlo, per capire a chi effettivamente fosse destinato il carico, chi lo dovesse prendere in consegna. I due ragazzi, secondo gli inquirenti. Ma entrambi hanno ribadito di fronte al giudice la propria estraneità, andando a ricostruire il modus operandi cdi quello che è il loro lavoro, per una società che ha un contratto per la manutenzione dei container frigo che trasportano materiali deperibili.
«È la prima volta – ha confermato l’avvocato Maruccio – che ci troviamo di fronte ad un arresto in flagranza senza l’oggetto del reato. La sostanza stupefacente non c’era, non ne sanno nulla e non hanno capito che poteva esserci qualcosa di anomalo». Subito è infatti scattato il blitz delle fiamme gialle. «Abbiamo contestato la convalida chiedendo la remissione in libertà – hanno aggiunto i due legali – ci troviamo di fronte ad una questione infondata, ad un contesto criminoso di cui non fanno parte».
A carico dei due ci sarebbero però delle intercettazioni; inoltre i militari, subito dopo l’arresto, avrebbero anche ascoltato a sommarie informazioni il datore di lavoro dei due ragazzi, che avrebbe fornito alcuni chiarimenti rilevanti. «Per ora quella dei domiciliari è una vittoria importante» hanno concluso i due avvocati, pronti a ricorrere al Tribunale del Riesame, una volta presa visione di tutti gli atti e capito quale strada prenderanno le indagini. Per gli avvocati tutto sembra far pensare ad un grosso e grave equivoco, ma bisognerà ricostruire con attenzione i mesi di indagini e le intercettazioni raccolte per avere davvero un quadro chiaro di quanto avvenuto.
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