CIVITAVECCHIA - L’apertura della stagione 2019-20 del Teatro Traiano è affidata al testo di Stefano Massini, l’attuale direttore artistico del Piccolo Teatro di Milano: “Vincent Van Gogh. L’odore assordante del bianco” grazie alla storica collaborazione tra il comune di Civitavecchia e Atcl – Associazione teatrale fra i comuni del Lazio.Domani alle 21 e domenica alle 17 nei panni del grande pittore olandese, descritto in uno dei momenti più bui della sua vita, Alessandro Preziosi in una straordinaria prova attoriale. 



Alessandro Preziosi, una lunga carriera tra teatro, cinema e televisione. Cosa può dirci dello spettacolo che andrà in scena questo fine settimana al teatro Traiano di Civitavecchia aprendo la stagione?



Possiamo dire che pur trattandosi di una ripresa di uno spettacolo ormai per così dire longevo stiamo con il regista Alessandro Maggi lavorando con ancora più precisione sul percorso della messa in scena con approfondimenti che mettono maggiormente a fuoco i rapporti tra i personaggi e il percorso del protagonista. Il teatro è un lavoro davvero inesauribile al quale si ritorna sempre con l’entusiasmo della continua scoperta.



Com'è stato interpretare un personaggio complesso come Van Gogh in un momento così particolare e buio della sua vita?



È un viaggio incredibile nei meandri della creatività, propria di ogni artista. Il paradosso creato da Stefano Massini fa sì che uno dei momenti più fertili dell’attività di Van Gogh che coincide con la sua auto reclusione, divenga una importante metafora proprio della crisi di ogni artista di fronte alla tela bianca.



Il bianco, anzi: l’odore assordante del bianco. Perché questa scelta e quanto influisce sulla recitazione?



È una tripla sinestesia che allude alla proverbiale e particolare sensibilità dell’artista per i colori. Nelle intenzioni dell’autore è particolarmente legata all’inconscio dell’artista e la progressiva accettazione della propria singolare situazione esistenziale corrisponde ad un crescendo della tensione espressiva nel percorso drammaturgico del personaggio, fino al ritrovamento catartico del colore, che rappresenta la mera possibilità di dipingere, di esprimersi in piena libertà.



Un’immersione totale nella psicologia del grande artista in un momento di estrema fragilità. Come si è preparato per questo ruolo?



Con molti approfondimenti, consiglio sempre a tutti di leggere le lettere di Vincent al fratello che contengo illuminanti squarci di vera letteratura, visitando con grande emozione i luoghi in cui sono esposte le sue opere, ma in particolare con in lavoro di grande lucidità sul percorso del personaggio nella partitura del testo, che rappresenta una realtà parallela, un viaggio che diviene universale, in relazione soprattutto al ruolo dell’artista nella società.



Cosa prova prima di salire sul palco e ha qualche rito scaramantico?



Nessuno a dire il vero degno di nota , leggo o rileggo qualche pagina,scambio con la compagnia le ultime indicazioni derivanti dall’esperienza della precedente messa in scena e poi ricerco solamente la concentrazione nel silenzio complice tra i miei compagni.



Tra le sue molte interpretazioni, come dicevamo all'inizio dell’intervista, quale le è rimasta più nel cuore? Preferisce il palco o la telecamera?



Ci sono alcuni personaggi che fatalmente ti restano dentro, tra tutti per il teatro basta citare il Cyrano, che ha segnato il mio debutto alla regia. Non mi sento di fare preferenze però, posso solo dire che il teatro per quanto rappresenti un sacrificio e un duro lavoro è sempre rappresentato un approdo periodicamente irrinunciabile.



Qual è il suo augurio per il teatro italiano?



Auspico da sempre che il teatro attraverso contenuti concreti e attuali ritrovi il suo ruolo cruciale nella costruzione delle coscienze soprattutto riguardo alle nuove generazioni tentate da stimoli che le vedono sempre più passive rispetto alla caterva di informazioni spesso effimere di cui sono inondate dai social network.