CIVITAVECCHIA - L’ex presidente dell’Autorità Portuale di Civitavecchia Francesco Nerli, oggi alla guida del porto di Napoli, dove è in scadenza di mandato, è stato indagato, insieme al suo ex segretario generale Pietro Capogreco e ad altre due collaboratrici, per concussione aggravata e continuata e concorso in concussione. Secondo quanto emerso da indagini preliminari coordinate dalla Procura di Napoli e svolte dal gruppo tutela spesa pubblica della Guardia di finanza, Nerli, si legge in una nota della procura, avrebbe «reiteratamente indotto numerosi operatori del porto diNapoli a effettuare contribuzioni economiche in favore del suo ex partito politico di riferimento». Nerli è stato a lungo militante del Pci e poi del Pds, eletto alla camera nel 1987 e al senato nel 1992, e dei Ds.
Nell’inchiesta sarebbero coinvolti anche un rappresentante sindacale e un esponente degli operatori portuali: per questi ultimi le accuse sarebbero di truffa e abuso d’ufficio in relazione all’assunzione di personale da parte dell’Autorità portuale. Nerli, presidente a Napoli dal 21 dicembre del 2000, al suo secondo e ultimo mandato, ha 60 anni ed è stato tra gli autori della legge di riforma dell’ordinamento portuale italiano (legge 84 del 1994). Dal settembre del 1995 alla fine del 2000 è stato presidente dell’Authority di Civitavecchia. Dal 15 maggio 1996 all’8 luglio 2002 ha ricoperto la carica di presidente di Assoporti, carica cui e’ stato rieletto nel 2006 e nel 2008.
Le investigazioni della polizia tributaria, attraverso perquisizioni locali e accertamenti bancari e contabili, hanno evidenziato che tutti i soggetti che avevano corrisposto i finanziamenti - fra i 5mila e 25mila euro - operavano all’interno del porto di Napoli attraverso un rapporto di natura concessionaria o di altra prestazione d’opera verso l’Autorita’ portuale e, quindi, erano in rapporto di “forte soggezione” nei confronti di chi richiedeva tali contribuzioni. I fatti contestati a Nerli sono relativi agli anni 2005-2006. L’ex parlamentare, da Roma, dove sta accudendo la madre, sottoposta ieri a intervento chirurgico, ha diffuso una nota affidata al suo legale Alfonso Maria Stile, in cui si dichiara “addolorato” per la vicenda che lo riguarda, e, ritenendo di “potersi difendere agevolmente” dalle accuse, sottolinea che «non si e’ mai prestato né a subire né a promuovere situazioni tali da incidere sulla sua autonomia». Nerli chiedera’ ai magistrati che indagano di essere sentito appena possibile. Nel frattempo, «prende atto che l’ordinanza applicativa del divieto di dimora sia particolarmente incisiva su due aspetti: che non risulta nessuna pressione o minaccia neppure velata ad evocare i propri poteri autoritativi e le possibili conseguenze di un eventuale diniego e quindi incidere sulla libertà di autodeterminazione degli imprenditori» e che «tutti i contributi politici erogati sono risultati fatturati regolarmente dai beneficiari né in alcun modo occultati» tanto che non gli e’ stata contestata l’accusa di finanziamento illecito ai partiti.