CIVITAVECCHIA - «Se il campanello d’allarme dell’arrivo di una crisi economica è rappresentato dall’andamento dei traffici all’interno dei porti, allora la situazione in città è a dir poco critica». Lo ha confermato, preoccupato, il presidente della Compagnia Portuale Enrico Luciani che, insieme a tutti gli altri membri del consiglio riuniti per fronteggiare la fase di emergenza, ha delineato un quadro allarmante della situazione attuale che sta vivendo lo scalo. I mesi presi in considerazione sono quelli di novembre e dicembre, confrontati con lo stesso periodo dello scorso anno. Hanno sottolineato quelle che sono cifre pesantissime per un porto come quello cittadino: meno 100% per il carbone, meno 34% per l’acciaio, oltre il 50% in meno per le auto e per i container. «Registriamo una flessione di traffici pari al 30-40% - ha spiegato Luciani - e gennaio è mortale: abbiamo perso già 600 giornate di lavoro come Cpc, nonostante la risposta eccezionale di tutti i nostri lavoratori, anche quelli occasionali. E’ difficile frenare questa caduta vertiginosa. Il nostro obiettivo è quello di difendere occupazione e salario». Lo stesso presidente della Cpc ha poi sottolineato la necessità di far si che ci sia la massima attenzione sui problemi dello scalo. Le lettere ai lavoratori e gli incontri con l’Autorità Portuale non bastano. «Non chiediamo forme di assistenzialismo - ha aggiunto - informerò subito il presidente Marrazzo come già De Paolis sta facendo con Zingaretti. Servirebbe una conferenza dei servizi interregionale per far sedere tutti attorno al tavolo e cercare di frenare questa caduta libera che coinvolge anche tutto l’hinterland. Il problema è che stiamo assistendo in modo penoso ad un dibattito politico che investe la città e che non si accorge della parte sana del mondo del lavoro. Evidentemente gli igenti finanziamenti piovuti sulla città non sono serviti a nulla».