di GIAMPIERO ROMITI

Ricordate il convegno-flop organizzato dal Marchese del Pincio e svoltosi all’Authority (chissà poi perché lì e non all’aula Pucci...)? Avrebbe dovuto calamitare centinaia di persone ed invece, come riportato dai media locali, s’è trattato di un faccia a faccia «fraterno», o pochissimo giù di lì, tra il primo cittadino ed i suoi yesmen condannati a seguirlo ovunque per non cadere in disgrazia. Evabbè, son cose che capitano: non sempre ci si può immergere in un bagno di folla. E forse, paradossalmente, proprio per l’ipercreativo, geniale e sempre originale capocondomino della città (è quel che dicono di lui i suoi «lecchini») è stato un bene perché sarebbe stato alquanto traumatizzante sentirsi dire che per risolvere i problemi della disoccupazione nella nostra città bisogna ripartire dal turismo.Come dire: ci vuole un gran coraggio ad organizzare una sorta di simposio per pubblicizzare una versione
nemmeno riveduta e corretta di un ciancicatissimo libro dei sogni (Terme, lungomare fino alla Punta del Pecoraro, porticcioli turistici a go-gò e via dicendo).
E va detto che la gente, vivaddio dotata di un cervello pensante e non più disposta a portarlo all’ammasso, deve aver subdorato che il dolce Gianni avrebbe somministrato una stomachevole minestra riscaldata condita dai soliti e scontatissimi blablabla e deciso, pertanto, di disertare l’appuntamento.
Quale il nostro personalissimo commento?
Asciutto, molto.
Ci limitiamo solamente a ricordare al carissimo sindaco che un’irresistibile calamita per i turisti non può certamente essere una città (1) devastata dall’inquinamento, (2) defraudata del mare perché ce ne è sempre di meno e quel che è rimasto in estate viene circondato da vistosi cartelli riportanti la scritta «Divieto di balneazione», (3) sovraccarica di servitù
che vietano una almeno accettabile vivibilità.
E ancora. Anziché ripetere come un pappagallo le parole stampate sulle pagine ingiallite del suindicato libro dei sogni che non incanta più nessuno, si affronti la realtà con pragmatismo individuando gli obiettivi più urgenti da centrare per cominciare a dare una speranza vera ai numerosissimi giovani disoccupati.
Siamo difatti dell’avviso che non conviene fare il verso a Cetto La Qualunque («ho capito il sistema, tu dici quattro cazzate e loro ti votano»): porta di filata alla disfatta.
Di chi quelle cazzate continua a spararle.
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Cosa succede alla Marina?
Di tutto di più ed è il minimo che si possa rispondere.
Impazzano le notizie più disparate: si parla di lavori difformi dal progetto originario, di subappalti «sospetti» e chissà di quanto ancora.
Ma è inutile cercare di girare intorno al discorso: ce ne è per tutti i (dis)gusti.
Già, perchè la realtà è un qualcosa che travalica ogni forma di ottimismo e di buonismo a basso costo: viale Garibaldi offre un pessimo colpo d’occhio, tutto è fermo e addirittura la lunga fettuccia che costeggia il mare, e che dovrebbe essere la cosiddetta «spiaggia meravigliao», altro non è che una megadiscarica a cielo aperto, piena di rifiuti d’ogni tipo.
E la domanda numero uno sorge spontanea: quanto durerà ancora questa «paralisi»?
La domanda numero due è invece la seguente: Pasqua, pasquetta e il 1 maggio saranno ancora caratterizzati dalle montagne di mattoni accatastati dalle parti di Largo Galli? Infine la domanda numero tre,
che è poi quella, almeno a nostro avviso, più importante: che fine ha fatto l’assessore ai lavori pubblici nonché vice sindaco? Possibile che nessuno conosce la verità vera sullo scandaloso stato in cui versa la Marina?
È forse il caso che i poveri cristi civitavecchiesi, che da onesti e correttissimi contribuenti continuano a pagare regolarmente le tasse e a «passare» ogni mese lo stipendio ai signori della Giunta (vogliamo forse dimenticarlo, questo?), per sperare di rintracciare il buon Enrico Zappacosta debbano ricorrere a “Chi l’ha visto”?
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È domenica.
Non fate aspettare troppo a lungo la vostra donna. Potreste arrivare secondi.
Giampiero Romiti