Home » » La chiave sul portone
CIVITAVECCHIA - Quante volte ci è stata raccontata dai nostri nonni una realtà locale neppure troppo remota, ma che a noi è sempre sembrata incredibilmente lontana, quella della chiave lasciata tranquillamente sulla porta. Che traduce la percezione di un sano equilibrio dell’ambiente sociale che a noi – ormai partecipi del mondo globalizzato - sembra addirittura impensabile se solo elenchiamo le precauzioni che siamo costretti a prendere ogni volta che usciamo di casa.
A cominciare dall’attenzione richiestaci nel depositare nel modo giusto il nostro sacchetto dell’immondizia nel cassonetto stracolmo, nell’evitare di calpestare le frequenti deiezioni dei cani, nel procedere all’attraversamento di strade con le strisce pedonali irriconoscibili per essere così sbiadite e puntualmente invase dalle auto in sosta. Per non parlare della nostra esposizione all’azione di disturbo dei ciclomotori che sfrecciano rumorosamente a grande velocità, del questuante che incontriamo ad ogni angolo di strada assimilato in tutto e per tutto al venditore abusivo. Tutti fattori di disturbo all’apparenza piccoli, ma perturbanti, indicativi di una precaria qualità della vita che talora ci fanno preferire di rinchiuderci in casa, e a più mandate. Altro che chiavi sulla toppa.
Ci viene allora di pensare alle misure messe in atto dal sindaco di New York che, come è noto, nella sua metropoli è riuscito a ribaltare una situazione sicuramente molto più degradata e che induceva a commettere illegalità anche maggiori, in un modo molto semplice: disponendo che fossero perseguiti inesorabilmente tutti i reati, a cominciare da quelli che sembravano meno gravi, come paiono a prima vista quelli che abbiamo indicati. Siamo indotti a confrontare la detta energica reazione delle istituzioni e delle forze dell’ordine alla pressoché totale mancanza di contrasto all’illegalità che registriamo nella nostra città, in cui pure per tanto tempo si è teorizzata un’azione puntuale e metodica di controllo e dissuasione da affidare al poliziotto di quartiere o a ronde di pronto intervento.
E la situazione presente, che si trascina immutata da troppo tempo, è inaccettabile anche perché sintomatica di un pericoloso scadimento della vita civile. Appare non priva di esposizione a rischi ben più gravi in questa “società insicura” nella quale all’indebolimento della solidarietà umana, all’incuria dell’uomo e alle catastrofi naturali si va sommando da qualche tempo il rischio imponderabile degli attentati terroristici.
Il Coordinamento del Polo Civico
Mauro Campidonico, Francesco Castriota, Giuseppe Fresi
(30 Lug 2016 - Ore 14:32)
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